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Visualizza Versione Completa : [FM2016] Wat is jou naam?



Khabar
18-03-2017, 23:11
- Come sta?
- Male. Non bene. Ma non lo fa vedere.
- E' sempre stata forte. Sempre.
- Le hai parlato?
- No, non ce lo ancora fatta. E' che...
- Dovresti parlarle.
- E' che non saprei cosa dirle. E' sempre stata lei che mi ha detto le cose giuste, e ora io non so cosa dirle.
- Troverai le parole giuste. Non preoccuparti.
- Dici? Lo spero. Lo spero davvero.

Fa freddo, anche se la primavera è cominciata da tempo. Il vento si è alzato fin dal mattino e soffia ruvido sferzando i volti dei presenti. Tutto passa, il tempo guarisce tutto. Così dice una canzone che avevo sentito tempo fa. Di chi era? Time is a healer. La voce vellutata di una donna. Chiudo gli occhi per ricordare il nome. Niente, un vuoto. Tutto appare un vuoto. Il vuoto nel ricordare un nome, un vuoto nel trovare le parole da dire. Parole che non facciano troppo male. Il vuoto di una persona che non tornerà. Con gli occhi ancora chiusi mi viene in mente il giorno in cui andammo a vedere il Giro d'Italia insieme. Ero piccolo io, ero ancora alle elementari, e lui mi appariva come un gigante. Era la mia guida. Lo era stato quel giorno, vedendo sfrecciare Gotti in maglia Rosa. E lo era stato tantissime altre volte.
Alle volte non è la distanza o la vicinanza che ci fa sentire le persone accanto a noi. Di alcune persone, ne sentiamo la presenza anche a centinaia di chilometri di distanza.
Apro gli occhi, respiro più a fondo che posso, e ho la sensazione che la cravatta riduca in modo significativo la quantità di aria che entra nei miei polmoni. Devo parlare con lei.

Eva Cassidy, ecco come si chiamava.

bizio77
19-03-2017, 07:06
primo :sisi:

ataris
19-03-2017, 10:34
perchè? (cit.)

Khabar
19-03-2017, 10:58
primo :sisi:

:sisi:


perchè? (cit.)

Perché sì :zizi:

Khabar
19-03-2017, 11:22
"Il 6 aprile 1652 Johan Anthoniszoon van Riebeeck sbarcò con tre navi, la Drommedaris, la Reijger e la Goede Hoop, su una spianata disabitata, e creò un insediamento fortificato al fine di permettere il suo uso come stazione di transito per le rotte commerciali dells Vereenigde Geoctroyeerde Oostindische Compagnie, la Compagnia olandese delle Indie orientali, tra i Paesi Bassi e le Indie Orientali olandesi. Fu così che fu fondata Cape Town".

Quando mi parlava della storia di quel paese, era come ascoltare delle meravigliose fiabe. Era sempre stato capace a raccontare. Forse averebbe dovuto scrivere un libro. Io ho sempre pensato che se lo avesse scritto avrebbe avuto successo.

Soprattutto ricordo che sembrava parlare di un paese che quasi pareva non esistere. Come se fosse circondato da un alone di leggenda. Di mistero. Quando invece era un paese estremamente reale, e con problemi che forse oggi ancora si fa fatica a comprendere.

Alle volte mi sarebbe piaciuto chiedergli perché non tornasse qui, viste tutte le difficoltà che lì - sapevo - aveva. Non lo avevo mai fatto. E ora che qui era tornato, mi sembrava tutto così assurdo.

Mia zia ha gli occhi stanchi, pieni di lacrime rimaste in corpo. La avvicino non sapendo come muovermi. Mi sembra di essere un automa, e ogni gesto è come impacciato, sbagliato, fuori luogo. La avvicino e mi pare invecchiata di dieci anni dall'ultima volta che l'ho vista. Dieci anni in un anno. Meglio di un cane. Mi viene da ridere, e mi sento in colpa per questo. E' seduta, lo sguardo è sui presenti, ma è come se li attraversasse.

- Ehi...

Non riesco nemmeno a dirle ciao. Un ehi è tutto quello che mi esce fuori dalla bocca

- Ciao...

Mi sussurra quel saluto e la bocca si curva in un piccolo, dolce, triste sorriso.

- Mi dispiace tanto...mi dispiace davvero tanto
- Lo so, non c'è nemmeno bisogno di dirlo
- Vorrei chiederti come stai ma è una domanda stupida, vero?
- Un po'
- E allora evito di sembrare stupido
- Non ti preoccupare

Mi prende la mano e sento che se non dico qualcosa che non c'entra nulla ci metteremo a piangere in due

- Vuoi qualcosa da bere? - Le chiedo
- Sì, portami dall'acqua
- Arriva

Prendo il bicchiere dallo scolapiatti, e lo riempio con un po' acqua. Glielo porto. E mi viene in mente di parlarle degli Usuthu. Forse la cosa più inopportuna che mi viene in mente, ma l'unica cosa che non crei imbarazzo: potrei chiederle del lavoro, delle lezioni, dei suoi studenti. Potrei chiederle della bici, del Kruger National Park, delle volte in cui provava a insegnarmi le costellazioni, o quando - con ancora peggior esito - tentava di insegnarmi qualche parola in afrikaans...invece ho deciso di parlarle di calcio.

- Verranno anche i ragazzi della squadra?
- Credo di sì, il presidente si è detto disposto a pagare le spese del viaggio. Niente di eccessivo. Classe economica e bed and breakfast, ma almeno saranno qui. Credo che lui avrebbe tenuto.
- Lo credo anche io.
- E credo che sia importante che tu conosca i ragazzi
- Che vuoi dire?

Rimango sorpreso, non ho ben capito a cosa faccia riferimento ma probabilmente è solo perché la mia mente ora come ora è più confuso del solito. Sorride, e ora è un sorriso sereno.

- Lo vedrai domani

Khabar
19-03-2017, 11:37
Quando mio nonno, uomo che badava alla sostanza e non si sprecava in tante parole, vide quel ragazzo coi capelli rossi, non disse assolutamente nulla. Gli strinse una mano, la sinistra (non gli piaceva usare la destra per non mostrare quel dito che mancava di due falangi) e si accese le pipa. Il ragazzo cercò di dire qualcosa, ma l'emozione e la sua scarsa confidenza con l'italiano. Ne uscì un suono quasi gutturale. Il silenzio successivo si riempì di imbarazzo.

- Papà, lui è Mark.

Mia nonna arrivò con il vassoio con sopra le tazzine e il caffé che fumava dalla moka. Si sedettero tutti quanti al tavolo. Il caffé non era il massimo, quella macchinetta doveva essere cambiata. Ma lo gustarono come se fosse il migliore mai apparso in questo spazio-tempo.

Fu in quel pomeriggio di maggio del 1977 che mio zio divenne parte della famiglia. E fu in quel giorno che si portò via mia zia. Destinazione Johannesburg.

Mio zio - Mark Van Zyl - era un giovane studente di architettura che dal Sudafrica era venuto a conoscere il nostro paese. Un Erasmus ante litteram. E con fascino e intelligenza aveva conquistato una giovanissima ragazza figlia di un falegname. Un grande falegname, mi preme sottolinearlo. Mia zia scelse di seguirlo quando sarebbe tornato a Johannesburg e i miei nonni dovettero arrendersi a questa irremovibile decisione.

Mio zio era un ragazzo di vent'anni quando conobbe i suoi futuri suoceri, ma era già un uomo. Sicuro di sé, deciso, era la persona giusta per una ragazza come mia zia.

BigSu
22-03-2017, 11:42
Spero che la tua partita sudafricana sia più fortunata della mia... 10 stagioni di mediocrità

ataris
22-03-2017, 11:45
vieni al dunque :|

Khabar
22-03-2017, 11:58
Con calma e pazienza (cit.)

tassoucn
22-03-2017, 19:54
l'avevo invocata ed eccola la storia!