Halosofia
28-10-2016, 23:42
Il responso del Dott. Calindri, medico sociale della squadra da tanti, troppi anni, fu molto chiaro. Ci conoscevamo talmente bene che mi bastava guardarlo negli occhi, appena aprivo quella maledetta porta bianca di legno quasi marcio del centro medico, per conoscere la risposta. Quella risposta che sapevo gia’ da almeno un paio d’anni, ma che non volevo accettare, fisicamente ma soprattutto mentalmente: “Davide, non provarci piu’. Quelle caviglie sono piu’ fragili delle ali di una farfalla.”
Farfalle…farfalle…in quel momento avrei davvero voluto volare via da quello studio che puzzava di vecchio e di medicine, ma che oramai era diventato la mia sedonda casa. 33 anni. Si certo, l’eta’ era quella…ma si sa nelle squadre di provincia si puo’ arrivare anche a 40, se il tuo fisico te lo consente, se ti alleni giornalmente, se la tua passione supera i dolori allucinanti dopo 1 ora di sessione di allenamento, ed aspetti solo il momento di entrare in doccia per buttarti acqua bollente sulle caviglie. L’unico rimedio naturale per alleviare il dolore, pur di non imbottirmi di quelle schifezze.
Il mio allenatore fu molto chiaro: “Davide, non temere. si chiude una porta ma si apre un portone. Vuoi fare il dirigente? Non hai che da chiedere alla societa’. Ho gia’ parlato con il presidente.”
E ci mancherebbe, una vita dedicata ad una sola squadra, quella della tua citta’, quella dei sogni da bambino. Combattere per piu’ di 20 anni su di un solo campo per i colori biancoverdi, quei colori che per te hanno rappresentato l’unico mondo...
Non ero pronto per questo.
Mi chiama Calindri, mi chiede come sto. faccio finta di essere in spiaggia, era luglio.
"Qui fa un caldo. Ciao ciao dottore!"
Ero in macchina, forse da 45 minuti, chiuso con i finestrini abbassati, a guardarli da lontano mentre si allenavano. senza di me. senza il proprio capitano. senza una guida.
Non mi piacciono i saluti, e sono più cocciuto di un asino. Non cambio mica. Non salutai nessuno. Sono proprio uno stronzo. Ma loro lo sapevano, ogni giocatore, ogni singolo membro dello staff, ce l’avevo qui dentro, al centro del petto. Ognuno di loro. E non ne fecero certo un dramma. Non detti nessuna intervista, nessuna comparsata in tivu’. Basta. basta con tutto. Fiume si ritira. Stop, fine dei giochi.
Non mi piace essere al centro dell’attenzione. dovevo fuggire.
Hobby, si certo, mi avrebbero salvato! Una cosa che avrei voluto fare ma per mancanza di tempo non ho mai potuto realizzare fino in fondo? Cicloturismo. Si, le due ruote erano la mia passione da piccolino, da quando detti quel famoso calcio alle rotelle posteriori della mia bici. E fu il giorno piu’ bello, qualndo il bambino scoprii che aveva potenzialita’, se voleva davvero qualcosa poteva prenderselo. Vero babbo?
In meno di 24 ore avevo preparato tutto! Fat bike ricolma di qualsiasi cosa, biancheria per almeno 2 settimane, cibo, gps, tenda e tutto quello di cui un biker ha bosgno, piu’ ovviamente l’immancabile mastercard. Per qualsiasi evenienza. Il nostro gruppo era composto dai 5 soliti amici, quelli con i quali sulle due ruote hai conosciuto ogni singola parte del tuo territorio limitrofo. Ora ci eravamo imposti di uscire fuori dal territorio. Fuori dall’italia! ci aspettava un estate davvero piena di sorprese!
Moleggiamo quindi un van e ci buttiamo dentro le nostre amate compagne di viaggio, destinazione ignota. su strada, parlando del piu’ e del meno, uno di loro prende e fa: “Dicono che in svezia la birra sia ottima, e non solo quella...”. Non aveva mai detto una cosa cosi intelligente in tutta la sua vita.
48 ore. Il viaggio più bello della mia vita, con le persone giuste. Non abbiamo parlato di calcio, neanche una parola sulla mia storia, incredibile!
Arriviamo a Västerås, ridente cittadina. verde ovunque. Boschi immensi. Un lago bellissmo. Il paradiso per noi fat bikers. 3 giorni tra bevute, trekking, bevute, sterrato, bevute.
Ah, la birra e’ ottima, il mio amico aveva ragione.
Il terzo giorno in citta' ci troviamo nel mezzo di una festa cittadina, mai visto un fiume di birra cosi abnorme. Sta di fatto che, ovviamente non ricordo come e perchè, facciamo la solita scommessa tra amici. Se non fossi riuscito a bere un'altra pinta di birra senza vomitare subito dopo, avrei dovuto presentarmi il giorno seguente nella societa' calcistica del posto, la Skiliebo, 4° divisione svedese, che al momento risultava essere alla ricerca di un allenatore con precedenti nel mondo del calcio (almeno questo era quello che riuscimmo a farci tradurre da una simpaticissima bionda trovata per strada). In svezia mettono annunci per allenatori sui giornali. Amo questo paese!
Cosi, con un terribile mal di testa, mi presento in una struttura abbastanza fatiscente, proprio collegata allo stadio, tetti a spiovere ovunque. Freddo.
Mi accoglie alla reception mikela wallin, che dopo sapro' essere la figlia del presidente.
Con il mio inglese fluente mi presento, racconto un po' da dove vengo, la mia storia calcistica. Sta di fatto che riesco ad ottenere un colloquio con il presidente. La figlia fa una strana espressione, come se mi avesse voluto dire: "oddio, ora papa' ne fara' un'altra delle sue".
Dove andra' a finire questa burla?
Uomo di mezza eta', imponente nel fisico, tipica faccia svedese intagliata nel ghiaccio. Gli parlo di me, di quello che ho passato, delle gioie e dei dolori delle serie minori italiane, lui di quanto sia bello andare a cacciare nei boschi svedesi, delle passioni tra l'altro in comune. Di come volesse far diventare importante la società, e di come l'ultimo allenatore l'avesse deluso. Voleva affidare la sua creatura a qualcuno che capisse davvero l'anima del calcio, quacuno che avesse solcato i campi più duri e assaporato tutti i gusti che solo la magica sfera ti trasmette, e che potesse contagiare con tutto questo i giovani calciatori pieni di speranze della sua squadra. che uomo.
Alla fine di una lunga chiacchierata durata un'ora abbondante, mi chiede se io avessi il patentino per allenare. a quel punto stavo per dirgli che ero li solo per una scommessa persa, ma era troppo tardi, non mi andava di deludere persone cosi cordiali e gentili. Lo scherzo pero' era durato fin troppo. "Si certo, patentino conseguito 2 anni fa".
Era vero, preso in un anno causa infortunio proprio per non stare a casa a deprimermi.
Mi guarda come non mi aveva mai guardato nei precedenti minuti.
Mi stringe la mano, una stretta di mano cosi forte che trasmette passione, forza e coraggio in pochi secondi. una stretta di mano quasi paterna.
"Välkommen till sverige"
Cosi sorrido. E lui mi risponde sorridendo ancora piu' forte ed abbracciandomi.
Il suo era un sorriso di vera felicita', traspariva anche dai suoi occhi.
Il mio era lo stesso sorriso che avrei fatto buttando i miei amici nel lago ghiacciato Malaren, appena sarei uscito di qua.
La frittata era fatta, ma sono un uomo d'onore ed avrei rispettato i patti.
Non avevo nulla da perdere e nulla da guadagnare. Una cosa era certa, in meno di 1 ora tutta la citta' sapeva del mio arrivo, un allenatore italiano in terra svedese.
Il mal di testa era svanito. Ora ce l'avevo allo stomaco.
https://youtu.be/wxloqL1a76w:capital_omg:
Farfalle…farfalle…in quel momento avrei davvero voluto volare via da quello studio che puzzava di vecchio e di medicine, ma che oramai era diventato la mia sedonda casa. 33 anni. Si certo, l’eta’ era quella…ma si sa nelle squadre di provincia si puo’ arrivare anche a 40, se il tuo fisico te lo consente, se ti alleni giornalmente, se la tua passione supera i dolori allucinanti dopo 1 ora di sessione di allenamento, ed aspetti solo il momento di entrare in doccia per buttarti acqua bollente sulle caviglie. L’unico rimedio naturale per alleviare il dolore, pur di non imbottirmi di quelle schifezze.
Il mio allenatore fu molto chiaro: “Davide, non temere. si chiude una porta ma si apre un portone. Vuoi fare il dirigente? Non hai che da chiedere alla societa’. Ho gia’ parlato con il presidente.”
E ci mancherebbe, una vita dedicata ad una sola squadra, quella della tua citta’, quella dei sogni da bambino. Combattere per piu’ di 20 anni su di un solo campo per i colori biancoverdi, quei colori che per te hanno rappresentato l’unico mondo...
Non ero pronto per questo.
Mi chiama Calindri, mi chiede come sto. faccio finta di essere in spiaggia, era luglio.
"Qui fa un caldo. Ciao ciao dottore!"
Ero in macchina, forse da 45 minuti, chiuso con i finestrini abbassati, a guardarli da lontano mentre si allenavano. senza di me. senza il proprio capitano. senza una guida.
Non mi piacciono i saluti, e sono più cocciuto di un asino. Non cambio mica. Non salutai nessuno. Sono proprio uno stronzo. Ma loro lo sapevano, ogni giocatore, ogni singolo membro dello staff, ce l’avevo qui dentro, al centro del petto. Ognuno di loro. E non ne fecero certo un dramma. Non detti nessuna intervista, nessuna comparsata in tivu’. Basta. basta con tutto. Fiume si ritira. Stop, fine dei giochi.
Non mi piace essere al centro dell’attenzione. dovevo fuggire.
Hobby, si certo, mi avrebbero salvato! Una cosa che avrei voluto fare ma per mancanza di tempo non ho mai potuto realizzare fino in fondo? Cicloturismo. Si, le due ruote erano la mia passione da piccolino, da quando detti quel famoso calcio alle rotelle posteriori della mia bici. E fu il giorno piu’ bello, qualndo il bambino scoprii che aveva potenzialita’, se voleva davvero qualcosa poteva prenderselo. Vero babbo?
In meno di 24 ore avevo preparato tutto! Fat bike ricolma di qualsiasi cosa, biancheria per almeno 2 settimane, cibo, gps, tenda e tutto quello di cui un biker ha bosgno, piu’ ovviamente l’immancabile mastercard. Per qualsiasi evenienza. Il nostro gruppo era composto dai 5 soliti amici, quelli con i quali sulle due ruote hai conosciuto ogni singola parte del tuo territorio limitrofo. Ora ci eravamo imposti di uscire fuori dal territorio. Fuori dall’italia! ci aspettava un estate davvero piena di sorprese!
Moleggiamo quindi un van e ci buttiamo dentro le nostre amate compagne di viaggio, destinazione ignota. su strada, parlando del piu’ e del meno, uno di loro prende e fa: “Dicono che in svezia la birra sia ottima, e non solo quella...”. Non aveva mai detto una cosa cosi intelligente in tutta la sua vita.
48 ore. Il viaggio più bello della mia vita, con le persone giuste. Non abbiamo parlato di calcio, neanche una parola sulla mia storia, incredibile!
Arriviamo a Västerås, ridente cittadina. verde ovunque. Boschi immensi. Un lago bellissmo. Il paradiso per noi fat bikers. 3 giorni tra bevute, trekking, bevute, sterrato, bevute.
Ah, la birra e’ ottima, il mio amico aveva ragione.
Il terzo giorno in citta' ci troviamo nel mezzo di una festa cittadina, mai visto un fiume di birra cosi abnorme. Sta di fatto che, ovviamente non ricordo come e perchè, facciamo la solita scommessa tra amici. Se non fossi riuscito a bere un'altra pinta di birra senza vomitare subito dopo, avrei dovuto presentarmi il giorno seguente nella societa' calcistica del posto, la Skiliebo, 4° divisione svedese, che al momento risultava essere alla ricerca di un allenatore con precedenti nel mondo del calcio (almeno questo era quello che riuscimmo a farci tradurre da una simpaticissima bionda trovata per strada). In svezia mettono annunci per allenatori sui giornali. Amo questo paese!
Cosi, con un terribile mal di testa, mi presento in una struttura abbastanza fatiscente, proprio collegata allo stadio, tetti a spiovere ovunque. Freddo.
Mi accoglie alla reception mikela wallin, che dopo sapro' essere la figlia del presidente.
Con il mio inglese fluente mi presento, racconto un po' da dove vengo, la mia storia calcistica. Sta di fatto che riesco ad ottenere un colloquio con il presidente. La figlia fa una strana espressione, come se mi avesse voluto dire: "oddio, ora papa' ne fara' un'altra delle sue".
Dove andra' a finire questa burla?
Uomo di mezza eta', imponente nel fisico, tipica faccia svedese intagliata nel ghiaccio. Gli parlo di me, di quello che ho passato, delle gioie e dei dolori delle serie minori italiane, lui di quanto sia bello andare a cacciare nei boschi svedesi, delle passioni tra l'altro in comune. Di come volesse far diventare importante la società, e di come l'ultimo allenatore l'avesse deluso. Voleva affidare la sua creatura a qualcuno che capisse davvero l'anima del calcio, quacuno che avesse solcato i campi più duri e assaporato tutti i gusti che solo la magica sfera ti trasmette, e che potesse contagiare con tutto questo i giovani calciatori pieni di speranze della sua squadra. che uomo.
Alla fine di una lunga chiacchierata durata un'ora abbondante, mi chiede se io avessi il patentino per allenare. a quel punto stavo per dirgli che ero li solo per una scommessa persa, ma era troppo tardi, non mi andava di deludere persone cosi cordiali e gentili. Lo scherzo pero' era durato fin troppo. "Si certo, patentino conseguito 2 anni fa".
Era vero, preso in un anno causa infortunio proprio per non stare a casa a deprimermi.
Mi guarda come non mi aveva mai guardato nei precedenti minuti.
Mi stringe la mano, una stretta di mano cosi forte che trasmette passione, forza e coraggio in pochi secondi. una stretta di mano quasi paterna.
"Välkommen till sverige"
Cosi sorrido. E lui mi risponde sorridendo ancora piu' forte ed abbracciandomi.
Il suo era un sorriso di vera felicita', traspariva anche dai suoi occhi.
Il mio era lo stesso sorriso che avrei fatto buttando i miei amici nel lago ghiacciato Malaren, appena sarei uscito di qua.
La frittata era fatta, ma sono un uomo d'onore ed avrei rispettato i patti.
Non avevo nulla da perdere e nulla da guadagnare. Una cosa era certa, in meno di 1 ora tutta la citta' sapeva del mio arrivo, un allenatore italiano in terra svedese.
Il mal di testa era svanito. Ora ce l'avevo allo stomaco.
https://youtu.be/wxloqL1a76w:capital_omg: